Training Autogeno: cos’è, a cosa serve e ambiti di applicazione

Sostegno psicologico - Training autogeno

Training Autogeno: cos’è, a cosa serve e ambiti di applicazione

Il Training Autogeno (TA) è una tecnica di rilassamento, è considerata oggigiorno una delle più efficaci, oltre ad essere una delle più conosciute al mondo. È stata elaborata nel 1932 dallo psichiatra e psicoterapeuta J.H. Schultz.

Innanzitutto il training autogeno si distingue in training autogeno di base, o anche chiamato somatico, e training autogeno superiore. Il primo è quello più conosciuto e più comunemente utilizzato ed è propedeutico al training autogeno superiore.

Il Training Autogeno di base, è chiamato anche “somatico” perché gli esercizi che lo compongono riguardano le diverse parti del corpo. In particolare, è costituito da sei esercizi che coinvolgono rispettivamente i muscoli, i vasi sanguigni, il cuore, il respiro, gli organi addominali e il capo.

Il termine “training” significa letteralmente “allenamento” e il termine “autogeno” sta a indicare “che si genera da sé”, ossia senza il bisogno di esercitare un controllo su questo. Per poter beneficiare di tutti gli effetti del TA è necessario un allenamento costante (da 1 a 3 volte al giorno), svolto quotidianamente e in totale autonomia. Prima che la persona sia autonoma, però, è necessario dedicarsi all’apprendimento della tecnica attraverso la guida di un esperto, ovvero uno psicologo o uno psicoterapeuta che ha conseguito il titolo di operatore di Training Autogeno.

Inizialmente la guida è necessaria, perché permette di non commettere errori, di monitorare il processo di apprendimento e di personalizzare la tecnica qualora ce ne fosse bisogno. Infatti, è possibile utilizzare formule specifiche per agire su una determinata problematica da arginare, le così dette formule d’organo specifiche o formule intenzionali.  

I benefici sono rilevanti sia sul piano fisiologico che sul piano psicologico. Il concetto cardine che guida il Training Autogeno è l’unità mente-corpo. Infatti Schultz ha superato il concetto di dualismo che vedeva la mente e il corpo come due unità distinte e tutt’oggi si preferisce parlare di unità psicofisica. Per questa ragione gli effetti di questa tecnica si ripercuotono su due fronti, in quanto le modificazioni fisiologiche hanno un notevole impatto sulla nostra psiche e viceversa. È il caso, ad esempio, dei disturbi psicosomatici, ovvero disturbi organici che comportano delle lesioni o dei danni all’organismo ma la cui causa o l’aggravamento dei sintomi è determinato da aspetti psicologici ed emotivi.

L’esempio dei disturbi psicosomatici ci fa comprendere che così come la mente può influenzare il corpo, anche il corpo può influenzare la mente, poiché strettamente interconnessi.

Tra i più importanti effetti fisiologici troviamo:

  • Modificazioni EEG (elettroencefalografiche)
  • Riequilibrio neurovegetativo (con una inibizione del sistema simpatico a favore del parasimpatico)
  • Regolarizzazione della frequenza cardiaca
  • Modificazione capacità respiratoria
  • Vasodilatazione periferica
  • Aumento temperatura corporea
  • Riduzione tensione muscolare

 

Le sensazioni corporee che vengono evocate permettono alla persona di godere di una sensazione di rilassamento e di scaricare le tensioni accumulate durante la giornata, in questo modo i benefici sono evidenti anche a livello psicologico, in quanto la persona si sentirà meno tesa, più rilassata e più distesa. In definitiva, possiamo dire che ha una funzione autoregolatoria.

 

Controindicazioni:

Come abbiamo visto, gli effetti del Training Autogeno sono molteplici, e se utilizzato in modo appropriato anche i benefici sono numerosi. Tuttavia vi sono delle situazioni in cui è fortemente sconsigliato l’utilizzo della tecnica, in particolare in caso di: psicosi e schizofrenia, in caso di disturbi dissociativi, soggetti con recenti episodi di infarto, bambini inferiore ai 5 anni.

 

Applicazioni del Training Autogeno:

Gli ambiti di applicazione del Training Autogeno sono diversi, ad esempio può essere utilizzato per disturbi psicologici, nello sport, in contesti educativi, nei corsi preparto.

Vediamone alcune più nel dettaglio:

  • Disturbi d’ansia e attacchi di panico: alla base di tali disturbi è presente un’attivazione fisiologica molto intensa (arousal), per questo il training autogeno può essere utile in queste situazioni, poiché permette di contenere gli stati di tensione e preoccupazione inducendo uno stato di calma. Qualora ce ne sia bisogno è importante affiancare all’utilizzo del TA anche un percorso di psicoterapia.
  • Disturbi psicosomatici: essendo comunque disturbi organici è importante essere seguiti dal medico di riferimento. Tuttavia, in questi disturbi, spesso la terapia farmacologica elimina il sintomo ma non la causa dei problemi. Il Training Autogeno è un buon modo per gestire al meglio i sintomi e per individuare le cause del conflitto che potranno poi essere approfondite in un percorso psicoterapico.
  • Insonnia: l’allenamento al TA può migliorare notevolmente la qualità del sonno. Può essere utilizzato prima di dormire nel caso di insonnia iniziale (difficoltà di addormentamento) ma anche per l’insonnia caratterizzata da frequenti risvegli, per poter riprendere il sonno appena interrotto. Inoltre può risultare particolarmente utile per quelle tipologie di insonnia legate al contesto (es. chi viaggia spesso per lavoro e si trova in difficoltà a dormire in luoghi ogni volta diversi).
  • Stress e tensioni: lo stress è inteso come una risposta psicofisica che si ripercuote negativamente sull’organismo quando le richieste ambientali sono eccessive rispetto alle risorse individuali della persona. In questo caso non è sempre possibile modificare le richieste che provengono dall’esterno e se le risorse a disposizione sono esigue il Training Autogeno può essere la soluzione che consente di fronteggiare situazioni difficili e recuperare le energie necessarie per far fronte alle fatiche quotidiane.
  • Gestione malattie croniche: le malattie croniche spesso sono faticose da gestire, non solo a livello emotivo ma in particolare a livello fisico, poiché i sintomi sono presenti e le cure non sono sempre totalmente efficaci. Il Training Autogeno permette di gestire al meglio i sintomi che ne derivano, ristabilendo un equilibrio psicofisiologico. In questo caso solitamente il professionista costruisce insieme al cliente formule specifiche da utilizzare durante il training. Alcune delle malattie in cui può risultare utile sono: fibromialgia, sclerosi multipla, endometriosi, artrite reumatoide, ecc.
  • Allenamenti e gare sportive: le applicazioni del TA non riguardano solo ambiti clinici. Nello sport è riconosciuta la sua efficacia in quanto permette di allentare le tensioni prima della gara, migliora la performance sportiva, la concentrazione, permette un recupero più rapido, riduce pensieri intrusivi, incrementa la motivazione e l’autodeterminazione. È noto il caso della nazionale di sci del 1974 che vinse la Coppa del Mondo: la squadra si allenò alla tecnica del Training Autogeno con la supervisione del Dott. Peresson.
  • Pre-parto: una delle applicazioni psicoeducative del Training Autogeno è proprio la preparazione al parto. La tecnica, in questo caso, viene utilizzata per controllare il respiro, per attenuare il dolore, ma anche le paure e le tensioni, permettendo il recupero delle energie tra una contrazione e l’altra. La tecnica viene appresa dal 5 mese di gravidanza in modo tale che la persona riesca a favorire l’emergere delle sensazioni positive in modo spontaneo, ovvero in autogenia.

 

L’evoluzione del Training Autogeno di base e quindi il naturale proseguimento della terapia autogena è rappresentata dal Training Autogeno Superiore (TAS). Quest’ultimo, infatti, è possibile eseguirlo solo dopo diverso tempo (circa 6-12 mesi) di allenamento col TA di base, poiché è necessaria una condizione di profondo rilassamento che viene raggiunta in breve tempo e in cui è possibile permanere per un periodo di tempo più lungo (30-40 min).

La sua peculiarità è l’utilizzo di immagini mentali e gli ambiti di applicazioni sono differenti, in quanto il TAS è una vera e propria tecnica psicoterapeutica, quindi è possibile eseguirlo solo con un professionista che oltre a essere specificatamente formato è anche psicoterapeuta.

Bibliografia di riferimento:

  • Il Training Autogeno” J.H.Schultz, 2 vol. – Feltrinelli (1984
  • “Equilibrio personale e Training autogeno”, Baruzzo – Libreria universitaria, Padova, 2014
  • Psicoterapia Autogena” L.Peresson – Faenza Ed. (1980)

Lascia un commento