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Il mio metodo

TECNICHE E PERCORSI

Psicoterapia

La psicoterapia è costituita dall’incontro di due soggetti: da una parte lo psicologo e dall’altra il paziente. Mi piace pensare a queste due figure in modo complementare, dove lo psicologo può essere considerato l’esperto della mente e il paziente l’esperto di sé stesso. Per questa ragione, entrambi i soggetti sono parti attive del processo psicologico.

Il paziente non subisce passivamente gli interventi dello psicologo, così come lo psicologo non ascolta passivamente ciò che il paziente ha da raccontargli. Pur tenendo sempre a mente che è il paziente il vero protagonista, entrambi collaborano sinergicamente per raggiungere l’obiettivo finale.

Lo scopo è quello di costruire un cambiamento durevole che consente alla persona di superare anche i momenti di malessere e disagio che sta attraversando. La psicoterapia porta all’emergere di nuove consapevolezze rispetto al proprio funzionamento, al proprio mondo interno e alle dinamiche relazionali. Attraverso la relazione terapeutica è possibile vivere un’esperienza emotiva correttiva: ovvero un’esperienza relazionale vera e reale che permetta di riparare l’influenza degli avvennimenti negativi pregressi. Per questo trovo che sia fondamentale offrire uno spazio sicuro e protetto, attraverso un ascolto attivo ed empatico, privo di giduizio, in modo che la persona si senta libera di affidarsi a me, in quanto professionista, con graduale fiducia. 

Solo dopo aver instaurato una relazione professionale solida, costruisco insieme al paziente, in modo condiviso e partecipato, gli interventi e le modalità per individuare e risolvere i suoi conflitti, intesi come lotta tra forze interne, che sono la causa dei sintomi.

Per questa ragione lavoro contemporaneamente su due fronti: la sofferenza che la persona sperimenta oggi ma anche il momento in cui essa ha avuto origine. Trovo questa condizione indispensabile per poter ottenere un miglioramento che rimanga stabile nel tempo, poiché individuare la causa impedirà al sintomo di ripresentarsi in futuro, nella stessa o in altra forma.

Emdr: la tecnica per la rielaborazione del trauma

L’acronimo EMDR sta a significare Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ovvero: desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. E’ una tecnica utilizzata per la rielaborazione del trauma.

La parola “trauma” deriva dal greco e significa, letteralmente, “ferita”. Accade spesso infatti che coloro che vivono un’esperienza traumatica sentano una frattura, come se l’evento segnasse di fatto una linea retta che divide la propria vita in “prima” e “dopo” il trauma. Possiamo distinguere due tipi di traumi, il Trauma con la “T” maiuscola e il trauma con la “t” minuscola. Il primo si riferisce a quegli eventi isolati, imprevisti e catastrofici in cui la persona sente una minaccia al proprio sè, ovvero alla propria integrità fisica o alla propria identità: ne sono un esempio gli eventi come terremoti, alluvioni, incidenti, sparatorie ma anche lutti o malattie. I traumi con la “t” minuscola, invece, sono episodi di minore portata ma reiterati nel tempo e solitamente di natura relazionale, avvengono spesso nell’infanzia e possono essere umiliazioni, svalutazioni, trascuratezza, ecc. 
In entrambi i casi l’EMDR è una valida tecnica, tanto che l’OMS dal 2013 l’annovera tra la tecniche più efficaci per la rielaborazione del trauma.
Quando viviamo un episodio traumatico il ricordo rimane di fatto “congelato” e quindi permane la sua carica attiva: l’ansia, i pensieri, l’attivazione fisiologica del corpo viene sperimentata come il primo giorno, poichè il ricordo non è integrato con le esperienze precedenti. Con la tecnica EMDR, attraverso la stimolazione bilaterale (che può avvenire con gli occhi o con il taping) la persona riesce a rievocare il ricordo e a reintegrarlo nella propria rete di memorie e dunque lo rielabora.
Cosa succede con l’EMDR? Non si cancella il ricordo, l’obiettivo non è dimenticare quanto accaduto e purtroppo nemmeno ricordarlo con gioia. Un evento doloroso rimane doloroso, quello che accade è che non interferisce più con la quotidianità della persona e lo si vive come un ricordo appartenente al passato, ovvero non più disturbante.

Consulenza per neo psicologi

L’avvio alla libera professione di psicologo può essere molto complessa per svariate ragioni. 

Vi sono le difficoltà pratiche e burocratiche, compresa la difficoltà a reperire le informazioni corrette e conoscere ogni obbligo fiscale. Ma non solo, la difficoltà spesso è soprattutto di tipo emotivo. Fin dai primi anni di università ogni futuro psicologo si sente ripetere che il mondo del lavoro è difficile, che la strada e lunga e tortuosa e che solo uno su mille ce la fa. Non è del tutto vero, tuttavia questi discorsi si insinuano nelle insicurezze personali che ognuno di noi ha e spesso produce scoraggiamento e demotivazione. 
Per questo un percorso di consulenza può aiutare a fare chiarezza su qual è il mondo del lavoro per gli psicologi oggigiorno, nel 2024 e come potersi inserire in questo particolare contesto storico. Nessuna università o scuola di psicoterapia dedica approfondimenti sull’avvio della libera professione, che però rimane l’ambito più scelto dagli psicologi. 
La consulenza ha l’obiettivo di: chiarire i dubbi e le perplessità rispetto agli aspetti pratici definendo un piano di azione preciso e solido; approfondire le attitudini personali e qual è la scelta migliore per il professionista (non tutti si occupano di clinica e non tutti sono liberi professionisti!); comprendere e superare eventuali blocchi e paure relative all’inizio di questa professione; come promuoversi eticamente online e offline. 
Il percorso di consulenza ha una durata limitata nel tempo: da consulenze singole, a pochi incontri fino a un massimo di 12 incontri. 
Sono disponibile anche online.

Il training autogeno

Il Training Autogeno (TA) è una delle tecniche di rilassamento più efficaci e conosciute al mondo, messa a punto da Schultz nel 1932.

Il termine “training” significa allenamento e il termine “autogeno” significa che si genera da sé. Questa tecnica, infatti, necessita di un allenamento costante per poter arrivare a raggiungere uno stato di “autogenia”, ovvero una capacità naturale e spontanea dell’organismo che consente il recupero delle energie e l’attivazione delle risorse personali. Il TA consiste in 6 esercizi somatici di base che coinvolgono: i muscoli, i vasi sanguigni, il cuore, il respiro, gli organi addominali, il capo.

Il TA comporta benefici sul piano psicofisiologico, in quanto favorisce il riequilibrio del sistema nervoso vegetativo e del sistema endocrino e permette di ridurre gli stati di tensione favorendo il rilassamento, il recupero di energie e favorisce l’emergere di una sensazione di benessere.

È particolarmente indicato non solo per problemi di ansia, stress, tensioni, insonnia, disturbi psicosomatici ma anche per gli sportivi agonisti e per le donne incinte come profilassi al parto.

Un ulteriore applicazione è la gestione dei sintomi all’interno di un quadro di malattia cronica, come ad esempio fibromialgia, sclerosi multipla, ecc.

È possibile utilizzare la tecnica del TA all’interno di un percorso di sostegno psicologico o effettuare un percorso breve (8-10 sedute) incentrato sull’acquisizione e il padroneggiamento della tecnica.

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